ALIMENTAZIONE VACCHE DA LATTE

01/07/2025

CARBOIDRATI IN RAZIONE: NON E’ SOLO QUESTIONE DI ENERGIA

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Quando si parla di carboidrati nella razione della bovina da latte, il pensiero va subito a “energia” e “latte”. Ma ridurre tutto a una somma calorica è un errore. I carboidrati non sono tutti uguali: amidi, zuccheri e fibre hanno funzioni e comportamenti metabolici molto diversi, e impattano in modo significativo sulla salute ruminale, sull’efficienza digestiva e sulla qualità del latte. In un’epoca in cui la sostenibilità passa anche dalla precision feeding, capire bene come gestire i carboidrati è una competenza tecnica cruciale.
I TRE RUOLI DEI CARBOIDRATI NELLA DIGESTIONE
Gli amidi sono polisaccaridi complessi, largamente presenti nei cereali (mais, orzo, sorgo). Nel rumine vengono fermentati in acido propionico, che rappresenta il precursore chiave per la sintesi epatica di glucosio. Quest’ultimo è il carburante essenziale per la produzione di lattosio, quindi direttamente collegato alla quantità di latte prodotto. Ma attenzione: un eccesso di amido (oltre il 26% SS) può compromettere la stabilità del rumine, riducendo la salivazione e favorendo l’insorgenza di acidosi subclinica. Non solo: un accumulo di propionato può anche inibire l’ingestione. La strategia oggi è puntare sulla degradabilità ruminale degli amidi, più che sul loro incremento quantitativo. Gli zuccheri (es. glucosio) fermentano rapidamente nel rumine, senza produrre propionato, ma stimolano la crescita della microflora ruminale e la produzione di acido butirrico, importante per la salute intestinale e per la sintesi del grasso del latte. In piccole dosi, aiutano a migliorare la fermentazione della razione. Se però sfuggono alla fermentazione ruminale, possono essere assorbiti direttamente a livello intestinale come glucosio. La loro quota ottimale si colloca tra il 4 e il 6% della sostanza secca.
Le fibre (NDF, ADF, lignina) non forniscono direttamente energia sotto forma di glucosio, ma svolgono un ruolo fondamentale per la salute del rumine. Favoriscono la masticazione, la salivazione, il corretto pH ruminale e il rilascio di nutrienti interni alla cellula vegetale (amidi, zuccheri, proteine). In particolare, le emicellulose, più degradabili, sono un substrato fermentativo ideale per la crescita della flora batterica.
Una fibra ben digeribile significa più biomassa microbica e più aminoacidi utili alla vacca per produrre caseina.
CONCLUSIONI
Non esiste “il carboidrato ideale”. Il vero valore della razione sta nell’equilibrio tra le tre componenti: amidi, zuccheri e fibre. Un tecnico oggi non può più limitarsi a bilanciare energia e proteine: deve conoscere come e dove agiscono i nutrienti.
Perché una razione ben pensata è quella che lavora con la fisiologia dell’animale, non contro.

FONTI:
•    “Razionamento delle bovine: Scelta e bilanciamento delle fonti di carboidrati” -Informatore Zootecnico 

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