ALIMENTAZIONE VACCHE DA LATTE

15/09/2025

COME EVITARE CHE L’UNIFEED SI SCALDI: EFFETTI, RISCHI E SOLUZIONI

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La degradazione aerobica dell’unifeed compromette la qualità nutrizionale della razione, riduce l’ingestione e incrementa il rischio sanitario: la gestione della temperatura è una priorità nella nutrizione della vacca da latte. Durante la stagione estiva, la stabilità fermentativa dell’unifeed rappresenta una sfida cruciale per il mantenimento della performance produttiva e sanitaria della mandria. Mentre è nota l’importanza di una corretta miscelazione e conservazione dei foraggi, si tende a sottovalutare il rischio legato al riscaldamento post-preparazione dell’unifeed distribuito in mangiatoia.
Tale fenomeno non dipende semplicemente dalla temperatura ambientale, ma è espressione di un processo di degradazione aerobica che innesca trasformazioni nutrizionali, microbiologiche e chimiche in grado di ridurre significativamente l’appetibilità e il valore nutrizionale della razione.
DEGRADAZIONE AEROBICA DELL’UNIFEED: MECCANISCO E FATTORI PREDISPONENTI
La degradazione aerobica si attiva quando gli alimenti, in particolare foraggi umidi, vengono esposti all’ossigeno dopo la fase di stoccaggio anaerobico. Questo passaggio comporta la rapida moltiplicazione di microrganismi quali lieviti, muffe e batteri aerobi che utilizzano i nutrienti della razione come substrato per il proprio sviluppo.
L’attività microbica è fortemente influenzata dalla temperatura ambientale e dall’umidità relativa: sopra i 18 °C, la velocità di crescita dei microrganismi raddoppia ogni 10 °C di incremento termico, favorendo l’instabilità dell’unifeed. La presenza di zuccheri solubili, l’elevata umidità dell’unifeed e la struttura stessa delle diete estive, contribuiscono a rendere il sistema estremamente vulnerabile.
Il processo produce calore metabolico, che a sua volta accelera la degradazione, innescando una reazione a catena: più calore → più proliferazione microbica → maggiore degradazione.
CONSEGUENZE NUTRIZIONALI E SANITARIE DEL RISCALDAMENTO DELL’UNIFEED
Il riscaldamento dell’unifeed comporta la perdita di componenti nutrizionali fondamentali, come:
•    zuccheri semplici e carboidrati non strutturali;
•    aminoacidi e proteine solubili;
•    vitamine termosensibili;
•    energia netta della razione.
Oltre alla riduzione del valore nutritivo, il riscaldamento favorisce la produzione di composti tossici, quali ammoniaca, nitrati, ammine biogene e micotossine, derivanti dalla degradazione proteica e dalla contaminazione da muffe.
Le conseguenze sulle bovine sono:
•    riduzione dell’ingestione di sostanza secca, con effetti diretti su produzione e fertilità;
•    fluttuazioni del pH ruminale, con rischio di acidosi subclinica;
•    compromissione della funzione immunitaria, con aumento della suscettibilità a patologie (mastiti, enteriti, zoppie);
•    alterazione del metabolismo proteico, con incremento dei carichi tossici a livello epatico e intestinale.

STRATEGIE DI PREVENZIONE E GESTIONE
Sebbene il fenomeno non possa essere eliminato completamente, esistono tecniche efficaci per ritardare e contenere la degradazione aerobica dell’unifeed.
1. Buone pratiche gestionali
•    Distribuzione dell’unifeed almeno due volte al giorno, per ridurre il tempo di esposizione all’aria;
•    Igiene accurata della mangiatoia, per evitare contaminazioni tra razioni vecchie e nuove;
•    Preparazione tempestiva dell’unifeed, con tempi brevi tra miscelazione e somministrazione.
2. Controllo e monitoraggio termico
•    Utilizzo di termometri digitali a sonda o, preferibilmente, termocamere portatili per individuare precocemente punti caldi sia in trincea sia nell’unifeed in mangiatoia;
•    Esclusione preventiva di foraggi e/o alimenti deteriorati, che possono fungere da “inoculo negativo” accelerando la degradazione dell’intera razione.
3. Additivazione con stabilizzanti
•    Impiego di acidi organici (ad es. acido propionico, benzoico, sorbico) in formulazioni liquide o in polvere, direttamente nella miscelazione;
•    Questi additivi inibiscono la proliferazione microbica, ritardano il riscaldamento e prolungano il tempo di stabilità fermentativa della razione in mangiatoia, aumentando la finestra di ingestione utile da parte degli animali.
CONCLUSIONI
Il riscaldamento dell’unifeed rappresenta un fattore critico nei mesi estivi per la gestione nutrizionale dei ruminanti. La perdita di nutrienti, la riduzione dell’appetibilità e l’aumento del carico microbico rendono necessaria una gestione proattiva della razione.
Intervenire prima che il problema si manifesti visivamente è essenziale: non appena le temperature iniziano a salire, è opportuno implementare pratiche gestionali appropriate e avviare l’uso di additivi conservanti. In particolare, i gruppi più sensibili della mandria, come le vacche in transizione e quelle in alta produzione, devono essere prioritariamente protetti.
Un’alimentazione stabile e sicura, anche in condizioni climatiche avverse, è la base per garantire redditività, salute animale e sostenibilità produttiva.

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